lunedì 11 marzo 2013


NE' CON TE NE' SENZA DI TE...


Vorrei parlare, in questo ''primo'' post, di un argomento che tocca sicuramente molti di noi/voi, e che rappresentava la percentuale maggiore delle '' cartelle aperte'' nel mio ufficio di assistente sociale: rapporti conflittuali con il coniuge. Relazioni così difficili da sconvolgere la vita, da azzerare la razionalità della vita di tutti i giorni.

Tecnicamente funziona così: nel caso di coppie conviventi o sposate con figli- qualora uno dei due decida di chiedere la separazione- si rivolge all'avvocato di fiducia il quale scrive un'istanza ( il documento che riassume nella prima parte la storia della coppia e nella seconda parte le richieste riguardo i termini di separazione) al Tribunale per i Minorenni ( in caso di coppie conviventi) o al Tribunale Ordinario ( nel caso di coppie sposate). Se nell'istanza si ravvisa disaccordo nelle richiesta di affido dei figli, o se il T.M o il T.O. ritiene che il contesto sia potenzialmente o effettivamente difficile per i figli, parte la richiesta di indagine psicosociale ai Servizi Sociali territorialmente competenti.

Altre volte capitata che uno dei due genitori si presentava spontaneamente al Servizio per una consulenza generica.

Ascoltavo le storie incredibili di donne e uomini che accettavano tradimenti, violenze, vite parallele, figli concepiti dal partner con un altro partner, patrimoni dilapidati...donne e uomini che mettevano completamente nelle mani di un partner chiaramente sbagliato, poco equilibrato...

Ogni volta mi chiedevo come fosse possible prolungare l'agonia così a lungo, continuare a perseverare e a sperare che qualcosa cambi, credere alle promesse farlocche e alle palesi menzogne dell'altro...

Le persone che entravano nel mio ufficio erano decisissime a chiudere la relazione e a richiedere la separazione....durante i primi incontri. Sì, perchè con il trascorrere dei colloqui, ritornavano sui propri passi, convinti di dover dare un'altra possibilità al partner, ridimensionando spesso ciò di cui avevano sofferto fino ad allora.

Le mie reazioni erano a volte dispiaciute, a volte rabbiose, sicuramente sorprese...

Poi capii: più o meno direttamente, mi ero ritrovata anche io in quelle situazioni...

metter fine ad una relazione su cui si è investito in ideali, tempo, speranze e che ci ha portato ricordi, figli, esperienze, è cosa assai difficile e dolorosa.

Ma la questione è un'altra: cosa ci ha spinto a scegliere proprio quel partner? Non abbiamo saputo leggere i segnali di ''pericolo''? Quanto possiamo donarci all'altro, e quanto invece dobbiamo salvaguardare di noi stessi anche nelle relazioni più profonde? Quanto dobbiamo vivere prima sulla nostra pelle prima di sentire quel ''clic'' che ci fa capire di aver toccato il fondo?

Mi piacerebbe confrontarci rispetto questi temi...

P.S. a chi si domanda qual'è il seguito con le indagini psico-sociali per il Tribunale: l'assistente sociale deve necessariamente rispondere alla richiesta raccontando i dati rilevati dal racconto di ambedue i partner, specificando però la volontà di ambedue i genitori di riprendere il corso della relazione. Sarà discrezione del Tribunale decidere il corso della vicenda a livello giudiziario.

a presto,

Antonietta

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